ROMA - "Tutte le precedenti versioni di Napster sono state disabilitate". Suona come un'autocertificazione di morte, l'annuncio apparso ieri pomeriggio su quel che resta del più popolare sito di scambio musicale del mondo. Chi vuole continuare a prelevare dalla Rete file in formato Mp3 deve ripartire da zero: deve cioè scaricare il nuovo software, installarlo e sottoscrivere il servizio. Che non sarà più lo stesso di un tempo: secondo uno studio della società di consulenza Webnoize ogni utente può condividere adesso una media di 1,5 brani, che sono evidentemente un'inezia rispetto ai 220 di febbraio, prima che scattassero i filtri per nascondere i pezzi protetti dal copyright.
È la stessa società fondata da Shawn Fanning a spiegare che i tempi cupi non sono affatto finiti. "Questo cambiamento - si spiega nell'avvertenza - è parte degli sforzi che stiamo facendo per adeguarci agli ordini dei giudici. La nostra nuova tecnologia di filtraggio avrà bisogno di un po' di tempo, prima di identificare accuratamente i file. Così inizialmente il numero di brani disponibili diminuirà ".
E diminuiranno anche gli utenti, c'è da giurarci. Già l'introduzione dei filtri che riconoscevano dal nome i file coperti dal diritto d'autore aveva fatto precipitare il numero di partecipanti al network: da oltre un milione e mezzo di "napsteriani" collegati simultaneamente, in media, a febbraio si è passati ai 320.000 di mercoledì scorso. Da oggi chi provasse a fare una ricerca con la versione di Napster a suo tempo scaricata si vede addirittura estromesso dal sistema: disconnected, come spiega brutalmente il software.
Per quale motivo ricominciare daccapo, scaricando una nuova release del programma, che fra l'altro non permette nemmeno più di aggirare i filtri con i refusi sui nomi degli artisti e delle canzoni? Difficile trovare una risposta, se non quella di andare alla ricerca di musica underground o comunque di nicchia oppure di candidarsi al nuovo servizio a pagamento che Napster lancerà in collaborazione con le stesse case discografiche che ne hanno determinato il declino per via giudiziaria.
Il nuovo sistema di filtraggio si presenta infatti come impossibile da superare: non interviene sui nomi ma sulle proprietà musicali dei file. Una tecnologia definita "a impronte digitali", che non lascia speranze a chi volesse rintracciare canzoni di Madonna, Britney Spears o delle migliaia di artisti prodotti dalle major. La soluzione perfetta, quella che la Recording Industry Association of America ha sempre chiesto e finalmente ottenuto. Ma anche quella che potrebbe allontanare difinitivamente Napster dai suoi ultimi fans.
(29 giugno 2001) |
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