Carceri? Ci pensano le telecamere

di angelo perrone

La notizia dei 114 milioni di euro di tagli alla giustizia è un segnale forte sulla reale priorità che il Governo riserva alla giustizia e ai diritti dei cittadini, mentre l’attenzione è distratta dal mitico progetto della separazione delle carriere dei magistrati. Questo taglio, frutto di un’operazione di “economia” imposta dal Ministero dell’Economia ai vari dicasteri, rivela il disinteresse per una funzione cruciale per la vita dei cittadini.

Le ricadute sui cittadini saranno gravi e tangibili. La scelta del ministro Carlo Nordio (Il Messaggero, 30 giugno 2025) di concentrare i tagli principalmente sugli istituti penitenziari, nonostante l’allarme lanciato dal presidente Mattarella sullo stato delle carceri, è emblematica e carica di conseguenze nefaste. L’idea di sostituire “più turni di sorveglianza” con “più telecamere installate nelle carceri” non è affatto un segno di modernità o efficienza, ma un pericoloso passo indietro.

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Sommario
la vita buona

05. valerio pocar, anche sul titanic si ballava
allarmi son fascisti! …
07. angelo perrone, c’è un giudice (non solo a berlino)
onagrocrazia – il governo degli asini selvaggi
09. andrea bitetto, ignoranza con radici profonde
astrolabio
10. raffaello morelli, quando il diritto vince
sulla libertà d’informazione
12. universitari (aspiranti giornalisti) a colloquio con alcuni costituzionalisti, la tenuta dello stato di diritto costituzionale oggi – seconda parte
la biscondola
23. paolo bagnoli, parri, combattente contro ogni tirannia
agorà
25. roberto badulato, a proposito del teatro “la pergola” di firenze
cosmopolis
27. niccolò rinaldi, il declino della guerra, o la sua metamorfosi
29. roberto fieschi, elon musk invade marte?
lo spaccio delle idee
31. alessandro cavaliere, jeff bezos a venezia: il ritorno dell’assolutismo monarchico
33. comitato di direzione
33. hanno collaborato

SULL’8xMILLE UN NUOVO SCENARIO

di raffaello morellli

La stampa, nel riferire l’incontro ai primi di luglio dei vertici del Governo Meloni con i vertici Vaticani, ha fatto emergere un nuovo scenario in tema 8xmille. Il sostegno alla fantasiosa tesi clericale secondo cui la legge 222/1985 istitutiva dell’8xmille sarebbe una legge non modificabile unilateralmente dall’Italia, non viene più, come avveniva fino a qualche anno fa, dal Governo, dalle alte burocrazie ministeriali e dal Vaticano stesso. Oggi, secondo la cronaca dell’incontro, l’appoggio a questa tesi viene solo dal Vaticano e dal mondo dell’informazione. Quest’ultimo ha perfino parlato dell’arbitrarietà della decisione unilaterale del Governo italiano di inserire una sesta opzione (il contrasto alle tossicodipendenze) nelle scelte dell’8x mille a favore dello Stato (opzione che farebbe concorrenza all’attività della Chiesa nella materia).

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USA: il governo sopra le leggi?

di angelo perrone

La recente decisione della Corte Suprema statunitense di fatto “disarma” la magistratura nella funzione di controllo dell’operato del presidente. Non è una semplice interpretazione giuridica. È un atto che travalica il rispetto delle regole democratiche, incidendo sulla separazione dei poteri. In sintesi, la Corte ha limitato la capacità dei tribunali federali di esaminare la legalità delle azioni o delle decisioni del Presidente, in contesti che il ramo esecutivo, a sua discrezione, dichiari rientrare nell’ambito della sicurezza nazionale o della politica estera.

In democrazia, nessun potere, incluso quello esecutivo, è al di sopra della legge. Le Corti non sono meri esecutori delle volontà politiche, ma custodi della Costituzione e dei principi su cui si fonda lo Stato. Hanno il compito di fungere da contrappeso, garantendo, per esempio nel caso americano, che il presidente operi all’interno dei limiti costituzionali e non violi norme o procedure stabilite. Una sentenza che indebolisca questo controllo giudiziario suona come assenso preventivo verso comportamenti che possono essere arbitrari, e per questo erode la fiducia dei cittadini nel principio per cui nessuno è al di sopra della legge.

L’equilibrio del sistema democratico è davvero fragile quando le garanzie fondamentali vengono meno per mano proprio di chi dovrebbe difenderle. È l’inquietante dimostrazione di come la tendenza a concentrare il potere (sotto svariate forme) possa trovare sponde e validazione persino in chi dovrebbe avere a cuore la funzione di garanzia, e ciò a discapito della libertà e della legalità.

1 luglio 2025

Ignoranza con radici profonde

di andrea bitetto

«Quarant’anni fa i leader europei scelsero la bandiera comune dell’Europa. Blu come il manto della Madonna, con le 12 stelle delle tribù d’Israele disposte in cerchio. Un simbolo dei nostri valori di libertà, delle nostre radici giudaico-cristiane».

Antonio Tajani 30 giugno 2025

E ci risiamo con le radici. A parte la figura ingloriosa in sé, il messaggio di Tajani contiene, come un rilesso pavloviano, il consueto richiamo alle radici giudaico-cristiane dell’Europa. Ora, il mito delle radici giudaico-cristiane (cfr. S. Lesti, Il mito delle radici giudaico-cristiane, Ed. Einaudi) è stato proposto, in età moderna, dal pensiero reazionario alla fine del diciottesimo secolo. Arriveranno ovviamente i ratzingeriani in servizio permanente effettivo. Buon per loro, ma qualche liberale non corrotto dovrebbe prendersi la briga di ricordare quanto Ratzinger fosse avverso al liberalismo ed a quella forma di magnifico umanesimo descritta quasi cento anni fa da Hazard nel La crisi della coscienza europea. Ed arriverà, poi, di sicuro quale discepolino velardiniano che, coerentemente, non avrà letto, ed ancor meno capito, il Croce del Non possiamo non dirci cristiani, altre saggio in cui l’immanentista Croce vuol demitizzare, perché vuol storicizzare, il ruolo giocato dal cristianesimo – e NON dalla Chiesa, tantomeno quella cattolico romana – nello sviluppo della nostra civiltà, tramite la secolarizzazione di quei principi e valori ricondotti, per i credenti, alla predicazione cristiana. Ma questa è prospettiva affatto diversa da quella del mito delle radici giudaico-cristiane. Ovviamente: è cosa affatto diversa se si vuol preservare un minimo di onestà intellettuale.

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Sommario
la biscondola
05. paolo bagnoli, i doveri di una vera opposizione
astrolabio
06. angelo perrone, disaffezione e referendum: la partecipazione politica in crisi
08. alessandro cavaliere, con la sola propaganda ci si suicida
l’osservatore laico
10. raffaello morelli, soldi alla chiesa cattolica – non resta che abolire l’inoptato
sulla libertà d’informazione
13. universitari (aspiranti giornalisti) a colloquio con alcuni costituzionalisti, la tenuta dello stato di diritto costituzionale oggi
cosmopolis
15. enzo marzo, ufficializzata la svolta. trump non è né di destra né di sinistra. è contiano
17. redazione, negli u.s.a. l’autocrazia è già arrivata –
come la vede michelle goldberg
20. riccardo mastrorillo, discutiamo del limite
22. marco marsili, lo stato di diritto non è a geometria variabile
24. valerio pocar, puntini sulle i*
gli stati uniti d’europa
26. pier virgilio dastoli, un anno dalle elezioni europee: e poi?
28. nicolò carandini, il debito dell’europa – 1949
23. bêtise
32. comitato di direzione
32. hanno collaborato

«Ucciderei per lei», il caso Caine-Trump: quando la lealtà militare offende il diritto umanitario

di  angelo perrone

La dichiarazione «Sono pronto a uccidere per lei, signore» sarebbe stata proferita da Dan Caine, Capo degli Stati Maggiori Riuniti degli Usa, la più alta carica militare del Paese. Un aneddoto, secondo il “Corriere”, raccontato più volte da Donald Trump, per vantarsi della compiacenza del militare nei suoi confronti.

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